TATO

BIOGRAFIA

Guglielmo Sansoni detto Tato (Bologna, 1896 – Roma, 1974), uomo dal multiforme ingegno, è stato pittore, scenografo, fotografo e regista. Si avvicina all’arte da autodidatta e aderisce al Futurismo nel 1918, contribuendo notevolmente alla diffusione di questo movimento in area bolognese.
Nel 1919 insieme a Angelo Caviglioni (1887-1877), forma il Secondo Gruppo Futurista bolognese.
Uomo libero e ribelle, dotato di uno spiccato senso dell’umorismo, nel 1920, mette in scena il suo funerale con tanto di necrologi sul giornale. In questo modo, fa “morire” Guglielmo Sansoni e fa nascere Tato, l’artista futurista.
Nel 1922 avviene l’incontro con Tommaso Marinetti. Nello stesso anno organizza una mostra futurista itinerante, partendo dal Teatro Modernissimo di Bologna, e passando per Parma, Torino e Salsomaggiore.
Non si occupa solo di pittura, ma anche di oggetti di arredamento, come sedie, cuscini, tendaggi, arazzi. Realizza scenografie teatrali e costumi, carri di carnevale e spettacoli, la maggior parte dei quali è andata perduta. Ne abbiamo però testimonianza dalle foto scattate nelle sue Case d’Arte Futuriste di Roma e Bologna, aperte nella metà degli anni Venti.
Dal 1926 dirige l’Agenzia fotografica “La Serenissima” in cui mette in pratica tecniche di spettralizzazioni, solarizzazioni e fotomontaggi. Nel 1930 pubblica il Manifesto della fotografia futurista, insieme a Marinetti e, un anno prima, firma il Manifesto dell’Aeropittura.
Dal punto di vista fotografico, porta vanti il discorso già iniziato nel primo Futurismo dai fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia. Dà vita al teatro degli oggetti, tramite il loro camuffamento, donando alle fotografie un’atmosfera ironica e surreale.
Dal punto di vista pittorico, si fa interprete soprattutto di visioni aeree, fluide nella loro concezione dinamica della realtà. Negli anni Venti si trasferisce da Bologna a Roma, dove morirà, ancora nel pieno delle sperimentazioni, nel 1974.
Tato è uno dei maggiori interpreti del Secondo Futurismo italiano ed è tra i fondatori dell’Aeropittura. La sua pittura è allo stesso tempo veloce e con un ritmo cadenzato, spigolosa e sinuosa, concitata e rallentata.
Sa mostrare visioni aeree nella scelta di una tavolozza brillante e sintetica, giocosa e misteriosa allo stesso tempo. Alla Biennale di Venezia del 1926 presenta La processione della Madonna di S. Luca a Bologna, La fiera del villaggio, L’assalto – Fantasia per l’alcova dell’ardito Mario Carli.
Si tratta di tre visioni estremamente dinamiche che mettono in scena azioni e processioni tratte da un punto di vista aereo, con una prospettiva ingrandita e distorta. Presso la mostra dei Trentatré Artisti Futuristi di Milano, espone Dinamismo di tavola, Sensazione di volo I tempo e Sensazione di volo II tempo.
Alla Biennale del 1930 compare Aeroplani, visione di una città moderna dall’alto di un aeroplano, come se stesse in virata. Palazzi e strade appaiono vicini e lontani, quasi in un incontro simbiotico con il pilota in volo, in una veduta vibrante e accelerata.
Partecipa alla Mostra Futurista di Aeropittura e Scenografia di Milano del 1931, presentandovi ben ventisette opere.
Partecipa poi alla Quadriennale romana del 1931 e alla Mostra del Sindacato Fascista di belle Arti del Lazio, presentando un’originale serie di aeropitture. Avvitamento, Rovesciata, Spiralata, Paesaggio aereo e Sesquiplano vengono presentate alla Biennale di Venezia del 1932. Alla Quadriennale di Roma del 1935 presenta nove opere tra cui Sorvolando Sabaudia, Acrobazie aeree, Quadrimotore e S. 55 su Ostia.